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lunedì 19 febbraio 2018

"Necrophobia" e l'angoscia


Giorni fa cercavamo un thriller psicologico dopo averne scoperti alcuni veramente penosi e boh, la copertina sembrava abbastanza disturbante. Abbiamo deciso di vederlo e penso sia stata davvero una grande idea, considerando che di prodotti così inquietanti non se ne trovano spesso in giro. 
Vi dico subito che lo trovate facilmente su Netflix, vi farà passare una serata che definire delirante sarebbe anche poco.

La trama: 
Un sarto perde il fratello gemello, che si è suicidato. La moglie inoltre ha deciso di non vivere più con lui. Egli si ritrova solo in una casa troppo grande, piena di manichini strani, in cui sente e vede accadere qualcosa di veramente spaventoso.
Sempre più avvolto nella pazzia, sarà difficile anche per lui ricostruire la realtà e fermare le terrificanti allucinazioni. 

Specifico subito: il confine tra il thriller psicologico e l'horror secondo me qui è superato di netto ma non si esce dal seminato.
Il film convince fin da subito con inquadrature e tinte davvero pesanti che contribuiscono insieme alle allucinazioni a un senso di claustrofobia e sconforto generale. Si comprende subito il carattere della storia dalle scene al cimitero, in cui il protagonista si ritrova abbandonato a se stesso in pieno giorno e non riesce ad uscire dalla cripta, poi successivamente dal cancello principale. Tutti lo hanno già lasciato solo, allo spettatore viene sbattuto subito in faccia il senso di abbandono e degrado di questo personaggio.
Poi si passa alla casa in cui vive, che è di per sé un film dell'orrore.


L'ambiente è enorme: egli vive lì, insieme alla sua solitudine e manichini ricoperti di cellophane... e a volte hanno il ghigno cattivo, a volte sembrano quasi parlare. A volte trova persone che sembrano manichini e hanno il ghigno anche loro.
Proprio in fondo alla stanza principale c'è un raccapricciante cappotto nero e un cappello. Lo stesso cappotto e cappello che ogni tanto appaiono in altri angoli della casa, indossati da qualcuno di pericoloso... ma da chi?
L'ambiente sembra fagocitare la salute mentale del protagonista mentre le sue certezze si sfaldano e vanno a morire tra dubbi e paranoie.
Ovviamente ci sono omicidi e sangue, ma il tocco di delirio che ogni scena ha in sé rende il film traboccante di angoscia e disperazione. Tutto sembra spento, come anche le luci, come anche la speranza.
È una storia che divora l'anima, come i mostri peggiori. 

1 commento:

  1. Ciao. Non so se leggerai mai questo commento perché mi sa che sono fuori tempo massimo, 4 anni sono passati, ma è visto che è una delle rare recensioni che ho trovato sul film, volevo dire la mia. Premetto che, io sono tordo come pochi e ho un intuito nei film più simile a quello di un triceratopo ubriaco (che infatti, non a caso si è estinto), per cui è ben difficile che capisca in anticipo il finale, cosa che da una parte ha un vantaggio, che è quello di gustarmi il film perché sono tutte sorprese per me: per una volta, posso dire con orgoglio "Beato me che non capisco un c..avolo". Qui però, devo ammettere che persino io ho capito dove andava a parare il film, però credo che in realtà la bellezza del film stia, come sottolineato, nella atmosfera, davvero splendida. A tratti mi ha ricordato il Dario Argento almeno de "Il gatto a nove code", soprattutto per la scena del cimitero (per un attimo mi sono aspettato che partissero i Goblin...), la ex banca che faceva da negozio del sarto, aveva un qualcosa del famoso edificio di Bladerunner, a parte la pioggia. Comunque, a parte una trama poco lineare e alcune incongruenze, alla fine mi è piaciuto. Il protagonista, tra l'altro era in stato di grazia, una interpretazione davvero efficace. Mi sarei aspettato quasi un sequel, vista l'uscita di scena, ma in effetti non mi sembra il film che conduce a un seguito. Ogni tanto penso che senza Alfred Hitchcock (e Robert Block che scrisse il libro da cui fu tratto Psycho), una buona parte dei film thriller/horror psicologici successivi, non avrebbe mai visto la luce....Grazie e buona notte

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