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mercoledì 16 aprile 2014

Il Mondo Giallo. Quello in cui i Braccialetti Rossi ti entrano nel cuore.


È partito tutto da una semplice curiosità. 
In tv non si parlava altro che di "Braccialetti Rossi" e volevo sapere in cosa consisteva la storia, di chi narrava, cosa raccontava. Sono una persona che si fida molto più dei libri, che dei film (anche se il linguaggio cinematografico, ha sempre il suo perché), perciò leggermi la versione cartacea, mi restava molto più comodo.
Ho trovato il tutto così meraviglioso, ma ancora dovevo capire tante cose. Perché Il Mondo Giallo è una lettura magnifica, ma non nomina assolutamente braccialetti, né traccia storie così facilmente trasponibili in fiction. Il libro, infatti, riporta ventitré scoperte che Albert Espinosa ha fatto durante i dieci anni di malattia; poi ci porta in punta di piedi nel Mondo Giallo: un mondo che non si regge su delle regole, in cui ci sono amici che si nascondono tra la gente, i gialli, che però sono speciali: loro ci aiutano, compaiono nel momento del bisogno e potrebbero non esserci per sempre con noi. Però prendono confidenza più in fretta, accorciano le distanze, impiegano meno tempo a farsi voler bene. Sono persone con cui è più semplice comunicare e con le quali il tempo non ha alcuna importanza: le puoi conoscere da pochi minuti e sentire già una forte appartenenza.
Ho trovato il tutto molto veritiero, ho provato l'impulso di seguire i consigli e viverli; il libro è stato magnifico... ma quindi...questi braccialetti? La mia curiosità percepiva in modo lampante che mancava ancora qualcosa.


Per togliermi ogni dubbio, ho deciso di ritagliarmi del tempo per seguire la miniserie (mini...le puntate son lunghe quanto un film!). Ora capisco perché è stata davvero un grande successo.
Nessun Mondo Giallo, ma in compenso ci sono storie: vite di ragazzi che s'intrecciano. Vite che si fanno coraggio per continuare ad esserci. Vite che sono un grande esempio per tutti e t'insegnano a rinascere giorno per giorno.
Ho letteralmente trangugiato le puntate e amato i personaggi, con alcune preferenze.
I protagonisti sono sei, ognuno dei quali risalta per qualcosa rispetto agli altri.Volevo solo parlarvi dei preferiti, ma avendo imparato qualcosa da ciascuno, ve li descriverò tutti.


Di Leo, il leader, ho amato soprattutto il coraggio, la forza, quella capacità innata di cadere e rialzarsi nonostante le numerose avversità.
Possiede un carattere così forte, che anche laddove incontra numerosi ostacoli, sa superarli con una grinta che solo lui sa avere.
Ha una sensibilità che solo a tratti emerge, perché celata da una grande impulsività; eppure non fa che pensare agli altri, ad agire per il bene del suo gruppo.



Vale, il vice-leader, non è un tipo che colpisce subito: ha un modo di studiare e comprendere, una sensibilità che supera di gran lunga quella degli altri, ma non attira istantaneamente l'attenzione. Dal temperamento pacato, è una persona sensibile, che insegna a non giudicare da subito e cercare le motivazioni, che muovono i comportamenti che non sempre sono facili da comprendere.

Cris, la ragazza, soffre di anoressia, condizione che si riflette profondamente nei suoi pensieri e azioni. Oscilla tra leader e vice, in balia di sentimenti precari, delicati. Con l'aiuto degli amici, riuscirà a sbloccare la propria vita, a non farsi condizionare costantemente da incertezze e paure. Grazie a lei, lo spettatore capisce che fidarsi di qualcuno a volte ci salva; la chiave non è sempre chiudersi in se stessi.


Davide, il bello, è colui che offrirà la lezione più dura da accettare. Un rospo in gola difficile da mandare giù.
La prima cosa che esce fuori di lui è l'atteggiamento prettamente scontroso, provocatorio; la costante ricerca del litigio e della rissa. Nessuno però è un'isola: negli altri troverà una parte di se che lo aiuterà a capire. Scoprirà un universo nuovo.
Se qualcuno non ha ancora visto la fiction, non legga la parte in grigio.
Personalmente, mi ha regalato un pianto che non dimenticherò mai: sembrava così forte, così pronto a guarire e andarsene, che nonostante il problema al cuore, non mi sarei mai aspettata che volasse via addirittura per primo. La sua morte turba profondamente, colpisce e affonda l'anima, porta a farsi tante, troppe domande; perché non è accettabile che un ragazzino così pronto a vivere, a lottare, se ne vada senza tanti complimenti. Era scatenato, un guerriero: aveva tanti sogni, che chiunque crede che prima o poi realizzerà, fin quando non assiste al suo funerale. Fin quando non vede una bara al posto di tutta quella vitalità. Ci si chiede davvero: "cos'è la vita?"

Rocco, l'imprescindibile, il narratore dell'intera serie; è in coma, ma sente e capisce.
Il suo ruolo è il più azzeccato: senza di lui, davvero l'intero gruppo non sarebbe possibile. Dorme, con la speranza di svegliarsi prima o poi; la sua arma migliore è una dolcezza disarmante, che porta a volergli bene senza mezzi termini.

Tony, il furbo, è il personaggio più di tutti da approfondire, il meno scontato. Un giovane da scavare, che a prima vista può risultare tutto meno che furbo, ma a lungo andare rivelerà delle doti straordinarie; nonché una capacità innata di sentire, capire e vedere cose non accessibili alle persone comuni.

Coloro che si sono impressi più  a fondo, per me sono Leo, Davide e Rocco. Hanno saputo  distinguersi, essere forti, leali e portare contenuti importanti. Si sono resi semplicemente indimenticabili in modi differenti, che però hanno lasciato il segno, come questa serie. Non vedo l'ora di seguirli anche nella seconda, vedere il proseguimento dell'amore di Leo e cosa accadrà a tutti gli altri.
Per ulteriori domande, vi basta sapere: Watanka!


1 commento:

  1. Buongiorno Federica,

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